Romanzi corali e di varia (dis) umanità: viaggio nelle vite degli altri

Romanzi corali le case del malcontento
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La provincia americana è un’ottima location per spiare nel torbido delle vite degli altri. Praticamente è una sottocategoria della narrativa. Vai a catalogarla da noi: difficile. Ti incunei in labirinti dove un libro come il famoso Le Case del malcontento di Sacha Naspini viene etichettato in svariati modi, passando dalla basilare identificazione come ‘fiction’ alle evanescenti “suggestioni thriller” con quel tocco di “atmosfere gotiche” che suona sempre molto trendy. Io sono più per definirlo ‘romanzo corale’, ma pare una etichetta un po’ passé, o per meglio dire, old-fashioned… ”. Che ne dite voi di farlo rientrare nella categoria dei romanzi corali? A me piace.

Romanzo corale su covi di serpi

Indipendentemente dal problema di catalogazione, che però mi rende difficoltosa la keyword da fornire a Google, oggi ho riunito i consigli di lettura facendo un gioco che piace a me – trovare collegamenti – e uno che piace un po’ a tutti: curiosare nelle vite degli altri.
Ecco perché oggi si parte dalla Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters e si arriva al romanzo Le Case del malcontento di Sacha Naspini, passando per il best seller (allora scandaloso) di Grace Metalious: Peyton Place.

Spiare le vite degli altri

Avete mai pensato che una delle attività preferite del genere umano è spiare?
C’è chi controlla ossessivamente quello che fa il vicino di casa, chi non riesce a resistere all’impulso di leggere la chat dello sconosciuto che accanto a noi in metro ‘spollicia’ sullo smartphone (prima del coronavirus, ovviamente), chi smette di lavorare per origliare la telefonata del/della collega (anche questo prima del virus), e chi curiosa nelle vite degli altri attraverso i social.
Del resto la nostra attitudine a dare una sbirciatina ha fatto la fortuna del reality più spione del secolo, il Grande Fratello, con buona pace di George Orwell. Ma perché?

L’erba del vicino è davvero più verde?

Pare che la parte più divertente dello spiare sia quella di poter tirare un sospiro di sollievo mentre affermi che: “No, l’erba del vicino non è sempre più verde”. Anzi di solito è spelacchiata qua e là, a volte a tratti è rinsecchita, per non dire che, a guardare bene, il marcio si trova…eh, sì, che si trova…

Antologia di Spoon River, ispirazione per il romanzo di Sacha Naspini Le case del Malcontento. due romanzi corali noir

Spiamo e ci assolviamo dai nostri peccati, perché c’è sempre qualcuno che nasconde colpe ben maggiori. E poi possiamo urlarlo ai quattro venti, da facebook a twitter (c’è da rivedere la Rosa dei Venti, effettivamente sì). Adesso che siamo tutti costretti tra le solite quattro mura, passato il cagotto iniziale per cui si è fatta incetta di carta igienica in tutti gli iper e super di Italia, saturi di informazioni dal mondo Covid19, per combattere la noia torna il bisogno di sapere qualcosa di più delle vite degli altri.

Spoon River: rivelazioni dall’aldilà su magagne dell’aldiqua

Che poi la letteratura che cos’è se non scrutare le vite degli altri? Prendiamo Spoon River, a cui già accennavo qualche tempo fa in un post Instragram. La famosa Antologia, che ha dato materiale pure a Fabrizio De André, racconta un variegato campionario di umane fragilità. I protagonisti, personaggi vissuti nell’immaginaria Spoon River, parlano dalle loro lapidi nel cimitero sulla collina dove sono stati sepolti. Di capitolo in capitolo, questa miriade di voci si alterna, come si conviene ai romanzi corali, per riassumere le vite dei protagonisti in episodi colmi di rancore o rimpianto che svelano piccolezze, tradimenti e meschinità.

“Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley,
l’abulico, l’atletico, il buffone, l’ubriacone, il rissoso?
Tutti, tutti, dormono sulla collina.
Uno trapassò in una febbre,
uno fu arso nella miniera,
uno fu ucciso in rissa,
uno morí in prigione,
uno cadde da un ponte lavorando per i suoi cari –
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina”

(Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters)

E siccome, parafrasando i filosofi greci e pure Lavoisier, anche nella narrativa nulla si crea ma tutto si trasforma, ti capita di leggere un libro che te ne ricorda un altro e poi un altro ancora. Oltre allo spionaggio casalingo, pure questo è un esercizio divertente, e un tantino più edificante: trovare collegamenti tra i libri.

Come quando guardi una serie tv e c’è quel tizio… “Quale? Quello coi baffetti e il neo alla destra del naso… Che film ha fatto lui? Ma sì dai, l’abbiamo visto poco tempo fa. Forse in una serie su Netflix o era al cinema…?”. Solo che con i libri è un po’ più facile, una trama lascia una traccia difficile da confondere (oddio, non sempre eh? Ci sono libri che hanno una sorprendente rapidità a scomparire dalla memoria, magari i nostri treni viaggiassero alla stessa velocità!).

Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters
Einaudi, 508 pagine | cartaceo e ebook | 2,99 euro

La case del malcontento di Sacha Naspini, trama e recensione

Le case del malcontento, recensione e trama sugli oscuri sentimenti

Tornando ai libri sulle piccolezze del genere umano – e al bisogno di placare umane insicurezze attraverso il libero esercizio della propria curiosità – un titolo recente che viene associato all’Antologia di Spoon River è Le Case del Malcontento di Sacha Naspini. Questo interessante successo editoriale dovrebbe trasformarsi in film a breve (in realtà quanto a breve non so, visto il coronavirus…).
Comunque, il romanzo di Naspini è proprio un bel concentrato di varia (dis) umanità. Rancori, invidie, meschinità, frustrazioni. Una carrellata di oscuri sentimenti che compongono il peggio dell’essere umano caratterizza il racconto di ciascun personaggio. Ed ecco il romanzo corale. I narratori sono gli abitanti stessi del paese di fantasia della Maremma, Le Case “…un cuore nero piantato in mezzo al pancione di Maremma, che si traveste piena di sogni e dopo te lo ficca nel di dietro a brutto muso”.  A ogni capitolo, una voce diversa ha di volta in volta il compito di aggiungere il frammento in più che va a comporre il quadro completo finale.

E alla fine, unisci i puntini…

“Dicono d’aver visto il bolide argentato sfrecciare a rotta di collo lungo lo stradone che viene dal paese all’incrocio della bottegaccia. Filippo, il più giovane dei Nencioni, si ritrovava a passare proprio là, dove c’è il tornante che chiude a gomito e se non tiri il freno voli sull’oliveto del marchigiano sempre zitto, quello che abita qui da un secolo e ancora non ti dà confidenza neanche se lo spelli. Filippo è un po’ scemo, lo sanno tutti, ma camminava nel suo, sul filo dell’asfalto, quand’ecco che arriva questo fulmine col diavolo in corpo. Non fosse stato un giovinastro, che si tiene bene sulle gambe, ora ci sarebbe da raccattare ciccia di primo pelo volata giù dal greppo. Proprio come successe ai Toninelli, nel ’74. Saranno passati anche trent’anni, ma ancora se ne parla”.

(Le Case del malcontento di Sacha Naspini)

La scrittura di Sacha Naspini scorre liscia, con tutte le sfumature dialettali che danno intensità e verità al racconto. Ti accompagna nel cuore di un romanzo che, seppur impregnato del peggio degli uomini, lentamente ti avvolge in una trama intricata. Se tieni a freno l’impazienza, i bordi frastagliati cominciano a tracciare confini, le ombre diventano personaggi precisi (quasi sempre odiosi, questa è una certezza), e i sassolini seminati qua e là in maniera apparentemente sconclusionata si uniscono come per magia in un filo logico di eventi e intrecci. Connect the dots, unisci i puntini, ripeteva sempre Steve Jobs. E io, che adoro farlo, non potevo chiedere di meglio. Adesso tocca a voi. Aspetto le vostre impressioni…

Le Case del malcontento di Sacha Nespini
edizioni e/o, 464 pagine | cartaceo e ebook

romanzi corali Peyton Place il romanzo di Grace Metalious che scandalizzò l'america, quali relazioni con Spoon River e le Case del malcontento?

Peyton Place, giù la maschera

Peyton Place di Grace Metalious è l’altro titolo che ho associato a queste letture che mettono a nudo meschinità, perbenismo, apparenze. Insomma, è un po’ come guardare oltre le belle foto di Instagram e scoprire quanti tentativi bruciati e imprecazioni ci sono dietro alla Pavlova dalla forma perfetta. Come aprire l’armadio della fashion influencer e zoommare nei cassetti colmi di intimo spaiato e calze smagliate. Come spifferare quante corna vanta la coppia di blogger che amoreggia sotto la Tour Eiffel… Ecco, lo spirito è proprio quello da: Giù la maschera.

“L’estate indiana è come una donna: morbida, calda, appassionata, ma incostante. Va e viene come e quando le pare e nessuno sa se arriverà davvero né per quanto si tratterrà. Nel New England settentrionale l’Estate indiana ritarda per un poco l’avanzare dell’inverno e porta con sé l’ultimo tepore dell’anno. E’ una stagione che non esiste e che vive fino al sopravvenire dell’inverno, con la sua coorte di ghiaccio, di alberi spogli, di brina. I vecchi, ai quali i rigidi venti hanno succhiato la giovinezza, sanno che l’Estate indiana è un inganno e che la si deve accogliere con sospetto e cinismo. Ma i giovani l’aspettano con ansia, scrutando il grigio cielo d’autunno, alla ricerca di un segno che ne annunci l’arrivo. E a volte i vecchi, pur conoscendo la verità, aspettano insieme coi giovani, gli stanchi occhi invernali rivolti al cielo e cercano le prime tracce dell’ingannevole dolcezza. All’inizio dell’ottobre di quell’anno l’estate indiana arrivò in una città chiamata Peyton Place…”

(Peyton Place di Grace Metalious)

Peyton Place, recensione di un best seller stroncato dai critici e amato da King

Il romanzo, scritto negli anni Cinquanta, racconta di una cittadina immaginaria (un’altra volta!) del New England. Passiamo dalla gente semplice della campagna toscana de Le case del Malcontento, al perbenismo borghese della provincia americana raccontato dalla Metalious. Figli illegittimi, matrimoni di convenienza, relazioni extraconiugali, incesti, omicidi, sono gli scheletri negli armadi, nascosti dalla facciate del falso perbenismo, che vengono raccontati in maniera diretta e accurata. In questo caso l’atmosfera è meno cupa di quella che avvolge il romanzo di Nespini, anche se l’ambientazione è quella che poi si ritroverà in molti libri di Stephen King, grande ammiratore di questo romanzo. Quel che è certo è che, quando arrivi alla fine del libro, ti sembra di esserci stato davvero a Payton Place e di avere sbirciato la vita dei loro abitanti da dietro il buco della serratura.

Io di Peyton Place ricordo anche la serie televisiva in bianco e nero che guardavo da bambina. Mi aveva colpito, così da più grandicella sono andata a cercarmi il romanzo. E stato un successo fenomenale di portata internazionale per l’autrice, Grace Metalious un casalinga del New Hampshire tutt’altro che glamour che i critici, tanto per cambiare, stroncarono. Famoso il commento di lei “Se sono una scrittrice schifosa, allora un sacco di persone hanno un gusto scadente”.

Ben detto Grace!

Peyton Place di Grace Metalious
Einaudi, 444 pagine| cartaceo e ebook


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